mercoledì 24 settembre 2008

Comunicato stampa del 24.09.2008

Riguardo alle recenti dichiarazioni del Consigliere Regionale Zaffini circa la combustione dei rifiuti nei cementifici, la Rete dei Comitati Civici Umbri esprime netto ed assoluto dissenso nonchè forte preoccupazione per le popolazioni residenti nelle vicinanze degli impianti che questo comitato di interessi trasversale e assolutamente bipartisan che governa la nostra Regione ha individuato per la termodistruzione dei rifiuti.
Esistono oltre 435 studi epidemiologici i quali attestano l'assoluta ed inequivocabile nocività di questa pratica che nei Pesi evoluti sta gradualmente venendo messa al bando. Esistono tipi di impiantistica in grado di completare il ciclo dei rifiuti senza dover bruciare alcunchè (vedasi ad esempio il sito www.centroriciclo.com).
Perchè, davanti a tanta evidenza, i politici umbri fanno finta di non vedere e non sentire le ragioni di chi, ben lungi dall'essere il "fronte del NO", propone alternative REALI, CONCRETE ed ECOLOGICAMENTE nonchè ECONOMICAMENTE SOSTENIBILI?
Ricordiamo che i materiali post-consumo, impropriamente chiamati "rifiuti" da chi ha fatto della miopia politica il proprio tratto caratterizzante per le scelte che gravano poi sui cittadini, sono innnzitutto una RISORSA ECONOMICA in quanto il riciclaggio si rivela, oltretutto, estremamente remunerativo e foriero di numerosi nuovi posti di lavoro qualificato.
Non esistono frazioni secche da mandare al termodistruttore: questa è una leggenda metropolitana che i nostri amministratori usano per giustificare i favori che debbono fare alle consorterie cementistiche dell'Umbria.
Quindi i vari Bottini, Zaffini e colleghi la smettano una volta per tutte di ingegnarsi sul come favorire ad ogni costo la lobby filoinceneritorista ed inizino a pensare, piuttosto, al come giungere in tempi brevi ad una soluzione che risulti valida sotto tutti i punti di vista.
Pertanto non ci stupiremmo se, qualora si procedesse verso la scellerata ipotesi della termodistruzione, venissero messi in atto numerosi e cospicui ricorsi alle vie giudiziarie a tutela dei legittimi interessi patrimoniali dei cittadini residenti nelle zone interessate in quanto la termodistruzione dei rifiuti rientra ai sensi di legge nelle attività insalubri di prima categoria causando un deprezzamento degli immobili e dei terreni circostanti l'impianto deputato a tale scopo.

lunedì 11 febbraio 2008

Il Prof. Fedi ci scrive...

Non tutti gli oncologi di fama sono titolari di fondazioni finanziate da gruppi industriali che, pagando l'orchestra, ordinano anche la musica.

Oggi vi trasmettiamo un interessantissimo articolo scritto su nostra richiesta dal Prof. Bruno Fedi, insigne oncologo nonchè p
rofessore di urologia, primario patologo nell'ospedale di Terni per molti anni, specialista in ginecologia e cancerologia e vincitore di alcuni premi scientifici internazionali.

Cogliamo l'occasione per ringraziare pubblicamente il Prof. Fedi per l'importantissimo contributo alla causa ecologista umbra.


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"TERMOVALORIZZATORI" e SALUTE UMANA


Gli effetti delle emissioni dei termovalorizzatori sulla salute si concretizzano in vari campi. Possono essere: infiammatori, allergizzanti, neoplastici, teratogeni.
L'emissione di polveri a basso peso molecolare in quantità molto rilevanti, determina conseguentemente un aumento delle malattie infiammatorie croniche dell'apparato respiratorio (nelle popolazioni circostanti all'impianto, per un raggio di decine di chilometri).
Non è per caso che nelle regioni con più alta densità di polveri (inferiori a PM 10), esista un'altissima percentuale di bronchitici cronici.
Queste persone col trascorrere degli anni diventeranno degli enfisematosi, poi dei cardiopatici, saranno precocemente inabili al lavoro. Saranno cioè dei malati, il cui costo sociale sarà elevato sia per le cure, sia per la perdita di produttività.
Tutto ciò anche trascurando il "costo umano" degli ammalati, la perdita della possibilità di una vita normale ed, in definitiva, di anni di vita.
Le stesse emissioni di polveri determineranno, non in tutti, ma in una percentuale elevata di cittadini, specialmente fra i bambini, fenomeni allergici. Questo tipo di malattie, che erano rarissime appena pochi decenni fa, sono oggi frequentissime e colpiscono oltre la metà della popolazione nelle zone inquinate. Anche in questo caso, il danno sociale è molto grave, perché, spesso, l'allergia apre la strada, o coesiste, con la flogosi batterica, aggravandola e complicandola.
Fra le sostanze emesse esistono però, anche molecole dotate di capacità mutagena sulle cellule. Questo tipo di molecole esistono anche nel fumo del tabacco, negli scarichi industriali, in quelli del motore a scoppio, nelle emissioni degli impianti di riscaldamento ecc. Si crea così un cocktail micidiale, di tutte queste fonti d'emissione, a cui non è bene aggiungere le emissioni di inceneritori.
Le malattie neoplastiche, al contrario di quelle infiammatorie, che colpiscono pressoché tutti, con varia gravità, colpiscono solo una parte della popolazione.
Tuttavia la frequenza dei tumori, come causa di morte, è passata da circa il 2% (agli inizi del '900) ad oltre il 30% attuale.
In poche parole, una persona su tre, oggi, muore di tumore. Fra i tumori, quelli di origine ambientale sono assolutamente prevalenti ed i tumori delle vie respiratorie ne costituiscono una percentuale enorme. Se si aggiunge che tali tumori colpiscono persone ancora relativamente giovani, ancora nel ciclo produttivo, si capisce bene il dramma umano, per le sofferenze seguite dalla morte, ma anche l'enorme danno economico e sociale.
Tutto questo è reso più drammatico da due fatti fondamentali: 1) l'inesistenza di una soglia minima per le sostanze cancerogene, per le quali è sufficiente anche una quantità infinitesimale, per provocare la malattia e 2) il fatto che vari tipi di cancerogeni, di origine diversa, hanno effetti che si moltiplicano e non si sommano.
Infine, le malformazioni: nelle zone altamente inquinate è stato statisticamente dimostrato un notevole aumento delle malformazioni neonatali.
E' avvenuto per caso?
Se si tenesse conto di quanto è stato appena detto, non si potrebbe non essere consapevoli dell'antieconomicità di tipi di smaltimento dei rifiuti che aumentano la presenza di sostanze allergizzanti, mutagene, ecc. ecc. nell'ambiente di vita abituale e dell'inquinamento che avviene sia nell'aria che sulla terra (dunque anche su tutti gli alimenti), sia nell'acqua che tutti debbono bere.
Queste considerazioni riguardano il solo punto di vista della salute, trascurando ogni approfondimento sotto l'aspetto economico, sociale, politico.
Bisogna aggiungere, per imparzialità, che anche le discariche possono essere gravemente inquinanti. Gli effetti dipendono, principalmente, da come inceneritori e discariche siano stati gestiti. Lasciare, per esempio, che le temperature degli inceneritori scendano al di sotto dei mille gradi, può portare alla liberazione di diossine cancerogene.
Bruciare rifiuti radioattivi libera queste sostanze radioattive, cancerogene, nell'aria. Consentire al percolato delle discariche di raggiungere le falde acquifere, provoca l'avvelenamento delle stesse.
Come può rispondere un amministratore a tutto questo? In un solo modo: dimostrando una gestione senza ombre e rendendo accessibili a tutti i dati rilevati frequentemente nei controlli.
Non si può non rilevare che le discussioni sugli inceneritori di Terni sono iniziate nel periodo in cui era sindaco Ciaurro, anche lui favorevole all'incenerimento dei rifiuti, ma in quel periodo le organizzazioni ecologiste, o comunque non ufficiali, avevano accesso ai dati. Durante il successivo periodo, invece, i dati non sono completamente noti alle organizzazioni ecologiste.
E' ovvio che si può ritenere vero quanto viene dimostrato, non ciò che si chiede di credere per fede nella pubblica amministrazione.
Non si può non rilevare che i dati conosciuti sono spesso espressi in percentuali, che non facilitano la presa di coscienza dello stato delle cose.
Non si può non rilevare che già, molti anni fa, fu presentato un progetto per la determinazione dei vari cancerogeni, effettivamente presenti nei cittadini.
A tale progetto, che avrebbe chiaramente indicato la quantità di sostanze mutagene presenti e la pericolosità collettiva, non fu mai data risposta.


Prof. Bruno Fedi

venerdì 8 febbraio 2008

Padre Alex Zanotelli: UNITEVI E FATE RETE

Intervista del missionario comboniano Padre Alex Zanotelli: il religioso incita i comitati civici ad unirsi e a fare "rete", dando così vita ad un soggetto politico capace di ascoltare la voce degli umili e degli oppressi.

venerdì 1 febbraio 2008

Federico Valerio: GLI INCENERITORI SONO UNA BUFALA



Il Prof. Federico Valerio, chimico ambientale dll'Istituto Tumori di Genova, spiega perchè l'incenerimento è in assoluto la peggiore delle risposte al problema rifiuti, indicando delle alternative economicamente vantaggiose ed ecologicamente sostenibili.

Per scaricare le slides in PDF relative alla conferenza tenuta oggi a Terni dal Prof. Valerio CLICCARE QUI.